231 | I reati in materia di sicurezza e le misure di contrasto per il Covid-19

I rischi Covid-19 connessi alla responsabilità amministrativa delle società.

Le esigenze di sicurezza delle aziende e dei lavoratori sono alla base dell’attuale lockdown da coronavirus.

Il livello di attenzione alla tutela dell’integrità fisica e morale dei lavoratori si amplia ancor di più sommandosi a tutte quelle cautele che già normalmente, nell’esercizio delle proprie attività, le società sono tenute ad adottare in ragione della particolarità del lavoro, dell’esperienza e delle tecniche utilizzate nel ciclo produttivo.

Ciò anche in relazione, non solo delle disposizioni del Testo unico sulla sicurezza D.Lgs 81/08 (TUS – Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul , ma anche del dettato dell’art. 2087 c.c. e dell’art. 25-septies del D.lgs. 231/2001, il quale ha inserito nel novero dei reati presupposto della cosiddetta responsabilità penale delle aziende, le fattispecie di reato di cui agli artt. 589 (omicidio colposo) e 590 (lesioni colpose) del codice penale commesse in violazione della normativa a tutela dell’igiene e della sicurezza sul lavoro.

Nel periodo che stiamo affrontando, a tali cautele deve esser data ancora maggior rilevanza e in ragione di ciò, l’art. 42, comma 2 del Decreto Legge n. 18 del 17.3.2020 ha espressamente sancito che l’infezione da Coronavirus occorsa in occasione dello svolgimento della prestazione lavorativa rientra nella fattispecie più generale di infortunio sul lavoro, con tutte le relative conseguenza sia di tipo “amministrativo”, in relazione alla gestione Inail della relativa indennità, sia di tipo giuslavoristico e penalistico, relativamente alle conseguenti responsabilità del datore di lavoro.

La mancata adozione delle misure a tutela della salute dei dipendenti, come peraltro richiamate nel modello di organizzazione, gestione e controllo della società, esporrebbe, pertanto, quest’ultima alla specifica responsabilità prevista dal D.lgs. 231/2001, con tutti i conseguenti rischi di tipo sanzionatorio. Al fine dunque di evitare questo ulteriore rischio, anche alla luce di quanto disposto dall’art. 2, comma 7, del DPCM dell’11.3.2020 in tema di “raccomandazioni rivolte alle attività produttive e professionali”, è richiesta l’adozione di ogni misura, anche la più drastica, idonea a tutelare la salute di tutto il personale. Tali misure dovranno, altresì, essere concertate con il medico aziendale e con il RSPP e dovranno tener conto delle indicazioni contenute nel “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” dello scorso 14 marzo.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

QUALITÀ | Le scadenze dei certificati di qualità in questi mesi

Le indicazioni di Accredia.

Che cosa accade per le cooperative che hanno in scadenza le proprie certificazioni di qualità in questo periodo di emergenza sanitaria?

Le principali indicazioni ci vengono da Accredia, l’Ente Unico nazionale di accreditamento designato dal Governo italiano per l’attestazione della competenza, indipendenza e l’imparzialità degli organismi di certificazione: potremmo sintetizzare qualificandolo come il “certificatore degli enti di certificazione”. Si tratta di un punto di riferimento importante per oltre 1800 soggetti accreditati, tra cui circa 400 Organismi di certificazione, ispezione e verifica e 1400 laboratori di prova e taratura. In una recente circolare, Accredia, nel fornire indicazioni agli Organismi di certificazione per la gestione di questa fase di emergenza ha invitato a privilegiare le modalità di visita ispettiva “da remoto”, laddove possibile; altrimenti ha chiarito che le attività di certificazione possono essere posticipate di 6 mesi. Nella Circolare tecnica DC N°08/2020 Nuove disposizioni a seguito dell’emergenza sanitaria da Coronavirus si legge infatti che “Come regola generale, come previsto dal documento IAF ID03 e come confermato sul sito www.iaffaq.com, le attività di certificazione di sorveglianza e rinnovo possono essere posticipate, senza che vi sia una perdita di validità dei certificati emessi, salvo sia stato disposto un regime differente per schemi specifici.

Se non è possibile posticipare la verifica (scelta da preferire), si può procedere con la sola verifica in remoto verificando i processi realizzativi mediante l’utilizzo di evidenze significative documentali (almeno n. 2 per scopi semplici e n. 4 per scopi complessi) che possano assicurare la funzionalità ed efficacia del SGQ.

Per approfondimenti, oltre a contattare il vostro ente di certificazione, potete far riferimento al sito www.accredia.it.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

PRIVACY | Zoom sì o Zoom no? Uno dei dilemmi ai tempi del Covid-19

Come le piattaforme digitali hanno impattato nelle nostre organizzazioni.

Nelle nostre organizzazioni, l’approccio agli strumenti di comunicazione digitale è sempre stato molto cauto e percepito spesso in contrasto con la priorità delle relazioni umane che sono il fondamento del mondo della cooperazione.

Oggi però, se vogliamo vedere qualcosa di positivo in questa esperienza della pandemia, non possiamo disconoscere che stiamo assistendo ad una delle fasi storiche più significative per la digitalizzazione del nostro Paese e quindi delle nostre cooperative e dobbiamo essere pronti a sfruttarne le potenzialità.

Lo strumento che maggiormente si è diffuso in questo periodo nei nostri ambienti di lavoro è quello delle piattaforme per videoconferenze che sono quanto mai indispensabili per organizzare riunioni, tenere consigli d’amministrazione e condividere con i colleghi fasi ed attività dei processi di lavoro.

Una vera e propria opportunità in questo periodo di lockdown da coronavirus. A molti sarà capitato di organizzare o di essere invitati in riunioni attraverso i più disparati strumenti a disposizione – tra cui Zoom Cloud Meeting, Cisco Webex, Hangouts Meet, Lifesize, Skype, Microsoft Teams per citarne alcuni -, con un uso sempre accompagnato da una certa alea di incertezza: “quale sarà la migliore?”.

Negli ultimi giorni una polemica, diffusa sui principali quotidiani nazionali ed internazionali, ha riguardato proprio la piattaforma statunitense Zoom che più volte anche noi, come People T&C, abbiamo utilizzato per la partecipazione a corsi di formazione o ad incontri di lavoro: strumento facilmente accessibile e molto diffuso soprattutto perché in grado di tenere, anche nella versione gratuita, videocall fino a 100 partecipanti, anche se per un tempo limitato.

Lungi dall’entrare in questioni strettamente tecniche, in questo approfondimento abbiamo voluto ricostruire i contorni della polemica sui livelli di sicurezza e di tutela della privacy che hanno investito questo strumento anche per comprenderne le sue evoluzioni.

Zoom è leader mondiale nelle moderne videocomunicazioni aziendali; è società già quotata in borsa che, con l’esplosione della pandemia, ha avuto una straordinaria diffusione con un picco di oltre 200 milioni di utenti registrati mensilmente: quasi un “verbo” domestico in questo periodo.

Un report del Washington Post ha denunciato, giorni fa, che migliaia di videoconferenze registrate tramite zoom sono state esposte pubblicamente sul web per via del sistema con cui la piattaforma nomina i file creati. Sono finite in rete intere sessioni di terapie individuali, colloqui orientativi e formativi per i lavoratori, lezioni scolastiche con una significativa diffusione di dati personali come nomi, numeri di telefono, voti scolastici, informazioni intime, fino alle immagini di minori: tutti dati identificativi personali a cui il Regolamento europeo 2016/679 mira a garantire una protezione nella circolazione.

A finire sotto inchiesta anche il sistema di cifratura end-to-end dello strumento: il sito ufficiale di Zoom sosteneva che le videochiamate fossero criptate con questa tecnologia più sicura. In realtà un’indagine di The Intercept, nota rivista online, ha svelato che non è del tutto così, visto che sui server quei dati sono memorizzati in chiaro.

Tra le criticità della piattaforma, si è evidenziato soprattutto il fenomeno noto come “zoom- bombing”, cioè l’intrusione dei soggetti esterni durante le videoconferenze. Attraverso il ricorso ad un piccolo software battezzato come zWar Dial, sono stati identificati centinaia di meeting non protetti da password, potenzialmente accessibili da chiunque, anche da chi non è autorizzato alla partecipazione. Queste falle nel sistema di sicurezza delle informazioni – concetto ben più ampio di quello del trattamento dei dati personali e del GDPR – ha portato molte organizzazioni pubbliche e private a proibire ai propri dipendenti l’utilizzo di questa piattaforma: tra questi i riferimenti alla compagnia spaziale Space X o a Google ci inducono a pensare che si tratta di organizzazioni che detengono importanti segreti industriali.

Che cosa fare dunque? Il fondatore e CEO di Zoom, Eric S. Yuan,  dopo aver modificato la privacy policy della società, ha organizzato un webinar attraverso YouTube a cui hanno partecipato 5.900 persone in tutto il mondo impegnandosi pubblicamente a sanare tutte le problematiche in materia di privacy e sicurezza della piattaforma nei prossimi 90 giorni, anche rispettando, in questo processo di adeguamento, il principio di trasparenza.

Dal nostro punto di vista, per chi vuole continuare a fruire della praticità di questo strumento, segnaliamo alcune buone regole per evitare gli intrusi su zoom che riproduciamo in un elenco di 6 punti:
1) Per ogni nuova call, fate generare a zoom il Meeting ID;
2) Impostate sempre una password di accesso alla videochiamata;
3) Non attivate la funzione “Enable join before host” così nessuna call avrà inizio senza che voi siate online;
4) Per ogni call create la waiting room così da poter far entrare solo gli utenti che conoscete nella videochiamata;
5) Rendete obbligatoria l’autenticazione così che zoom farà entrare solo gli utenti registrati alla piattaforma o autenticati tramite Fb o Google;
6) Vietate ai partecipanti di condividere lo schermo durante il meeting, ma consentite che lo faccia solo l’organizzatore.

Il presupposto è che la rete, grande opportunità, nasconde molte insidie per la sicurezza delle informazioni: alle misure tecniche adeguate, noi possiamo contribuire con dei buoni comportamenti individuali.

Fonti:

www.wired.it.  Contributo di Gabriele Porro. Ancora problemi con Zoom: le chat registrate finiscono online senza sicurezza, 6 aprile 2020
www.punto-informatico.it.  Contributo di Cristiano Ghidotti. ZwarDial trova i meeting di Zoom senza password, 3 aprile 2020
www.tomshw.it.  Contributo di Lucia Massaro. Zoom, Google vieta l’utilizzo sui computer aziendali, 9 aprile 2020.
twitter.com/privacynetwork. Contributo di Privacy Network, associazione non profit esperta in materia di Privacy.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

PROGETTI | People T&C partecipa all’impresa sociale Io Studio Italiano

Dall’idea della diversificazione, nasce la partecipazione di People T&C a Io Studio Italiano.

Io Studio Italiano è un progetto a cui People Training & Consulting partecipa in maniera permanente. L’iniziativa nasce su iniziativa dell’Associazione Gottifredo di Alatri e del Consorzio Parsifal, in collaborazione con l’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Nel 2018 esso diviene una start up – “Io Studio Italiano” la sua denominazione – nella forma dell’impresa sociale.

La società si propone di condurre e gestire una scuola di italiano per stranieri sita nel centro storico di Alatri e proficuamente avviata già da qualche anno dall’associazione Gottifredo. Essa offre principalmente corsi di lingua italiana rivolti agli studenti cinesi dei programmi di mobilità internazionale Marco Polo e Turandot.

People T&C detiene una partecipazione del 49% del capitale della società congiuntamente con il socio di maggioranza, l’associazione culturale Gottifredo.

Grazie ad un accordo di service tra le società, la sede di People Training & Consulting di Frosinone ospita brevi lezioni di italiano per giovani studenti cinesi che vivono nel capoluogo.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

PROGETTI | La formazione per gli assistenti sociali del Distretto di Tivoli

Un piano di formazione in tre sessioni per la formazione degli assistenti sociali del Distretto di Tivoli in collaborazione con la cooperativa Cotrad.

La formazione per gli assistenti sociali è uno degli ambiti strategici per le attività formative di People T&C.

Negli anni, grazie alla fiducia e alla collaborazione con le nostre cooperative socie, abbiamo avuto la possibilità di progettare ed organizzare percorsi di formazione con destinatari queste figure professionali.

È in questo quadro che si colloca il piano di formazione in tre sessioni che People Training & Consulting sta organizzando su mandato della cooperativa Cotrad e del Consorzio Parsifal e che si rivolge prioritariamente agli assistenti sociali del Distretto di Tivoli, in provincia di Roma.

In questo approfondimento non vogliamo solo raccontarvi cosa abbiamo organizzato ma soprattutto “come” lo abbiamo fatto.

Un’attenzione non solo al risultato delle cose ma anche al processo che porta a realizzarle e che in questo caso per noi rappresenta una best practice.

Il piano di formazione, articolato in tre percorsi, parte dalla sua progettazione nella offerta tecnica predisposta da Parsifal e dalla cooperativa Cotrad con il supporto di PeopleT&C nell’ambito di una gara ad oggetto plurimo, tra cui la gestione del servizio di Segretariato Sociale e il Servizio Sociale professionale.

Una volta aggiudicata la gara, la cooperativa ha provveduto a realizzare un’analisi del fabbisogno degli operatori più compiuta e puntuale, condividendone i risultati con la responsabile della commessa del Consorzio Parsifal e del direttore di People T&C.

Ne è nata una condivisione di obiettivi e una mappa di risorse comuni – sia docenti che percorsi già realizzati in precedenza – da valorizzare.

Il risultato sono stati 3 corsi di formazione il cui focus comune puntava a rafforzare il profilo dell’assistente sociale nelle relazioni d’aiuto.

Il primo corso, già tenutosi alla fine dello scorso anno, è stato dedicato a “Le tutele e i rapporti con il tribunale” e curato dalla Dott.ssa Daniela Di Cocco, avvocato, conciliatore professionista e mediatore familiare e già docente della nostra società. Il secondo corso, tenutosi a gennaio, ha contribuito ad alimentare una riflessione sul ruolo dell’assistente sociale nel fenomeno dei processi migratori: il suo titolo ne sintetizza i contenuti: “Risposte normative e pratiche strategiche nella relazione d’aiuto con cittadini migranti”. A condurre l’incontro è stata Eleonora Troiani, assistente sociale con esperienza pluriennale nella progettazione e nel coordinamento dei servizi in favore di immigrati e senza fissa dimora, già membro della Commissione territoriale di Roma per il riconoscimento della protezione internazionale.

In ultimo, un corso in programmazione in questa primavera che conta già il numero massimo di iscritti è “Metodi e tecniche di esplorazioni delle reti” condotto da un docente già noto alle nostre società, il Dott. Roberto Latella, sociologo, counselor, formatore senior e supervisore di servizi alla persona.

People T&C ha curato anche il riconoscimento dei crediti formativi con gli assistenti sociali stipulando un protocollo d’intesa con il Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Lazio. Chissà che queste esperienze formative che hanno già un riscontro importante in termini di partecipazione possano rappresentare un valore aggiunto anche per altre cooperative nostre socie e possano, quindi, essere replicate in altri contesti.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

INNOVAZIONE | Il credito d’imposta per la formazione 4.0

Il credito d’imposta per le spese di formazione nelle nuove tecnologie è prorogato anche per il 2020.

Era già attiva dal 2019 l’agevolazione del credito d’imposta per la formazione nelle nuove tecnologie ed è stata prorogata dalla legge di Bilancio 2020.

La misura, ancora poco diffusa, è volta a stimolare gli investimenti delle imprese nella formazione del personale dipendente su materie aventi ad oggetto le tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese.

L’attività formativa agevolabile è quella prevista nelle materie indicate dal “Piano Nazionale Impresa 4.0” del D.M. 4 maggio 2018 che contiene un elenco esemplificativo ma non esaustivo: big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, simulazione e sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo macchina, manifattura additiva (o stampa tridimensionale), internet delle cose e delle macchine, integrazione digitale dei processi aziendali.

Tali attività devono interessare uno o più degli ambiti aziendali quali vendita e marketing, informatica e tecniche o tecnologie di produzione, che saranno poi indicati dal legale rappresentante dell’impresa nella dichiarazione rilasciata ai sensi del D.P.R. n.445/2000 a ciascun dipendente e attestante l’effettiva partecipazione alle attività formative agevolabili.

L’organizzazione può esser gestita direttamente dal personale docente interno della singola impresa o affidata a docenti esterni, come soggetti accreditati per lo svolgimento di attività di formazione finanziata presso la Regione o Provincia autonoma in cui l’ente ha sede legale o sede operativa, università, strutture ad esse collegate, soggetti accreditati presso i fondi interprofessionali, soggetti in possesso della certificazione di qualità in base alla norma Uni En ISO 9001:2000 settore EA 37 o, novità 2020, Istituti tecnici superiori.

A favorire il ricorso a questa misura è la modifica alle disposizioni precedenti con l’eliminazione del vincolo della stipula e del deposito dei contratti collettivi aziendali o territoriali presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro competente, adempimento considerato dalle associazioni imprenditoriali come il principale ostacolo per l’accesso al beneficio fiscale sino ad oggi.

I destinatari delle misure saranno i titolari di un rapporto di lavoro subordinato, anche a tempo determinato e apprendisti; nel caso di collaboratori legati all’impresa da contratti diversi, vi è ugualmente la possibilità di una loro partecipazione, pur restando irrilevanti ai fini del calcolo del beneficio fiscale.

Il credito d’imposta si calcola sulle spese sostenute nel periodo di imposta successivo al 31 dicembre 2019 (2020, per le imprese con esercizio coincidente con l’anno solare) limitatamente al costo aziendale riferito alle ore o alle giornate di formazione.

Sono agevolabili anche le spese relative al personale dipendente che partecipi alle attività formative con il ruolo di docente o tutor. In questo caso, però, le spese ammissibili non possono eccedere il 30% della retribuzione complessiva annua del dipendente.

La norma prevede una differenziazione della misura del credito a seconda delle dimensioni dell’impresa: 50% per quelle di dimensioni ridotte, 40% per le medie e 30% per le grandi. Il limite massimo annuale di spesa commisurato alle stesse è, invece, di 300.000 € per le piccole imprese e 250.000 € per quelle medie e grandi.

Fermi restando questi vincoli, la misura del bonus per tutte passa al 60% qualora i destinatari delle attività di formazione ammissibili rientrino nelle categorie dei lavoratori dipendenti svantaggiati o molto svantaggiati, come definite dal decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 17 ottobre 2017.

Per quanto riguarda gli adempimenti a carico alle organizzazioni, il decreto 4 maggio 2018 dispone:

– la necessità di conservare una relazione che illustri modalità organizzative e contenuti delle attività di formazione svolte; i registri nominativi di svolgimento sottoscritti dal personale discente e docente o dal soggetto formatore esterno; l’ulteriore documentazione contabile e amministrativa idonea a dimostrare la corretta applicazione del beneficio;

– la revisione dei costi da parte del soggetto incaricato della revisione legale o da un professionista iscritto nel Registro dei revisori legali. La certificazione sarà, dunque, allegata al bilancio.

Le imprese non soggette a revisione legale dei conti devono adempiere a tale obbligo attraverso specifico incarico conferito a un revisore legale dei conti o a una società di revisione, iscritti nella sezione A del registro di cui al D.Lgs. n. 39/2010.

Le organizzazioni che si avvalgono del credito d’imposta dovranno effettuare una comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico al solo fine di consentirgli di acquisire le informazioni necessarie per valutare l’andamento, la diffusione e l’efficacia della misura agevolativa.

Il beneficio fiscale può essere utilizzato esclusivamente in compensazione, mediante F24 da presentare attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in cui sono sostenute le spese ammissibili, previo adempimento da parte dell’impresa degli obblighi di certificazione previsti.

È l’Agenzia delle Entrate che controlla la corretta fruizione del credito. Nel caso questa risulti indebita, provvede al recupero del relativo importo, maggiorato di interessi e sanzioni secondo la legge, fatte salve le eventuali responsabilità di ordine civile, penale e amministrativo a carico dell’impresa beneficiaria.

Si specifica inoltre che, come previsto dalla circolare n. 412088 del 3 dicembre 2018 del Ministero dello Sviluppo Economico, il credito di imposta può essere cumulato senza limitazioni con i contributi ricevuti per i Piani formativi finanziati dai Fondi inter-professionali che escludono dai costi ammissibili i costi del personale discente partecipante alle attività di formazione.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

ACCOUNTABILITY | Il bilancio sociale raccontato dalla cooperativa Altri Colori

Un percorso di costruzione del bilancio sociale che parte da lontano.

Tra i vari adempimenti a cui le nostre cooperative sono chiamate, se ne è aggiunto un altro, introdotto dalla Riforma del Terzo Settore.

Le organizzazioni che presentano determinati requisiti dimensionali ed operativi dovranno produrre e rendere pubblico il proprio bilancio sociale.

Come spesso accade, l’introduzione di un nuovo obbligo apre le porte a due possibili atteggiamenti: l’adeguamento pedissequo e meramente formale, oppure, di contro, l’avvio di un processo di redazione partecipato ed integrato con i principali processi gestionali dell’ente.

Quest’ultimo approccio è stato già maturato da molte delle nostre organizzazioni socie che hanno adottato questo strumento di social accountability anche grazie all’accompagnamentofornito da People T&C e dai suoi consulenti.

Tra queste, la cooperativa Altri Colori, a cui abbiamo chiesto, attraverso il contributo della Dott.ssa Valeria D’Emilio, Responsabile Formazione e Sviluppo Personale, di raccontarci la loro esperienza e il valore che hanno riconosciuto a questo strumento.

Il valore aggiunto dello strumento del bilancio sociale per la cooperativa lo abbiamo condiviso già dal 2008 attraverso il Laboratorio Ingrandimenti promosso dal Consorzio Parsifal e condotto da Emilio Vergani – ci racconta la Dott.ssa D’Emilio, allora presidente della cooperativa Gosc di Latina. Fu a seguito delle riflessioni avviate in quel percorso che 4 delle cooperative socie del Consorzio (Eureka 2000, Finisterrae, Gosc e Kariscoop) maturarono l’idea di superare la piccola dimensione dell’organizzazione e il desiderio di rafforzare le proprie capacità a dare risposte ai nuovi bisogni, anche quelli ancora inespressi, delle comunità territoriali dove già erogavano i servizi. Con questa consapevolezza, i dirigenti ed i soci delle quattro cooperative iniziarono un percorso di fusione fino a costituire nel 2011 una nuova realtà imprenditoriale non profit, la cooperativa Altri Colori, sorta così dal seme generato della redazione del bilancio sociale”.

Altri Colori ha ripreso la pubblicazione del rendiconto della responsabilità sociale d’impresa con continuità a partire del 2017, avvalendosi del supporto di People T&C.

People, attraverso la cooperativa Eticae con cui abbiamo lavorato su questo progetto, ha promosso la costruzione di strumenti e format condivisi con quelli del Consorzio Parsifal in modo da favorire un’integrazione sistemica tra organizzazioni che potesse tradursi in un complessivo efficientamento nell’intera filiera consorzio-cooperativa.

Coordinare gli strumenti e i tempi, condividere i saperi, stimolare gli apprendimenti reciproci sono gli asset su cui People T& lavora per favorire, nel medio – lungo termine, una riduzione dei costi e un miglioramento continuo degli strumenti di sistema che favoriscano la nostra competitività. Oggi, a distanza di anni, la Dott.ssa D’Emilio ci conferma che “il Bilancio Sociale ha permesso di dare visibilità alla nostra realtà, gli Stakeholders esterni ed interni hanno avuto uno strumento per poter riflettere sulla Mission e sulla Vision di Altri Colori, di toccare con mano il numero di servizi, di utenti, di Soci e dipendenti che ogni giorno collaborano per rendere possibile la mission della Cooperativa e per trasmettere qualità e metodo nei servizi offerti. Per Altri Colori redigere e pubblicare il Bilancio sociale significa mettere in conto un rinnovamento organizzativo e professionale permanente per esternare con più forza e decisione la volontà di lavorare tutti insieme e di coinvolgere i nostri Stakeholders nella costruzione del nostro Bilancio sociale”.

Nel prossimo numero ci soffermeremo sui contenuti del bilancio sociale così come da indicazioni del Decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali del 4 luglio 2019 “Adozione delle linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo Settore”.

Con il contributo della Dott.ssa Valeria D’Emilio – Responsabile Formazione e Sviluppo Personale della Cooperativa Altri Colori.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

La privacy al tempo del Coronavirus Covid-19

Come l’emergenza impatta su comportamenti e regole in materia di trattamento dei dati personali.

In questi frenetici giorni caratterizzati dalla diffusione del virus Covid-19 (meglio noto come Coronavirus), il tema della protezione dei dati personali attraversa la vita di molte aziende. Cerchiamo di ricostruirne gli aspetti salienti. Il primo riguarda le iniziative “fati da te” nella raccolta dei dati personali che molte organizzazioni stanno avviando. Pare infatti che, pur mossi dal buon proposito di contribuire alle azioni di contrasto alla diffusione del virus e alla tutela dall’esposizione del rischio biologico per i lavoratori, alcuni datori di lavoro abbiano avviato delle autonome misure di trattamento dei dati personali destinate ad incidere nella sfera di riservatezza dei propri lavoratori e fornitori. In molte realtà si è diffuso l’uso di questionari o autodichiarazioni che raccolgono informazioni “sensibili” quanto a sintomi influenzali o contatti extra lavorativi da far sottoscrivere ai fornitori e ai lavoratori per consentirne l’accesso ai siti produttivi.

Su questi comportamenti è intervenuto il Garante per la protezione dei dati personali che, con un documento di chiarimento del 02 marzo 2020 doc. web 9282117, ha ribadito il NO alle iniziative FAI DA TE nella raccolta dei dati. Il Garante ha ribadito che la finalità di prevenzione dalla diffusione del Coronavirus deve infatti essere svolta da soggetti che istituzionalmente esercitano queste funzioni in modo qualificato: operatori sanitari e protezione civile. La stessa autorità ha precisato che persiste il generale dovere del datore di lavoro di comunicare agli organi preposti l’eventuale aumento del rischio sul posto di lavoro e di ottemperare a ulteriori doveri di sorveglianza sanitaria sui lavoratori attraverso il medico competente: per esempio sottoporre ad una visita straordinaria i lavoratori più esposti.

Nel caso in cui – prevede il Garante della privacy – nel corso dell’attività lavorativa, il dipendente che svolge mansioni a contatto con il pubblico (es. URP, prestazioni allo sportello) venga in relazione con un caso sospetto di Coronavirus, lo stesso, anche tramite il datore di lavoro, provvederà a comunicare la circostanza ai servizi sanitari competenti e ad attenersi alle indicazioni di prevenzione fornite dagli operatori sanitari interpellati.
Il tema della riservatezza delle informazioni trova spazio anche nel DPCM dell’8 marzo 2020 che contiene le misure urgenti per contrastare l’emergenza epidemiologica.

Si introduce una deroga alla norma per cui in caso di certificazioni per assenza dal lavoro, la motivazione non è nota al datore di lavoro: l’art. 3 c. 2 lett. d) del DPCM stabilisce che, in caso di necessità di certificazione ai fini INPS per l’assenza dal lavoro, si procede a rilasciare una dichiarazione indirizzata all’INPS, al datore di lavoro e al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta in cui si dichiara che, per motivi di sanità pubblica, il lavoratore è stato posto in quarantena, specificandone la data di inizio e fine.

Il Coronavirus impatta sulla privacy e sul trattamento dei dati personali anche sotto un altro profilo: quello della sicurezza delle informazioni nello smart working. L’emergenza ha infatti contribuito a “sdoganare” due grandi innovazioni del nostro tempo che storicamente hanno avuto difficoltà ad affermarsi nella cultura italiana: da un lato il cosiddetto “lavoro agile” che rappresenta una delle “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali nonché una organizzazione per fasi, cicli ed obiettivi” (art. 18 L. 81/2017); dall’altro la diffusione delle tecnologie informatiche e degli strumenti collaborativi virtuali.

Per quelle aziende che non hanno sistemi informatici già strutturati dal punto di vista tecnico per queste modalità, la maggiore criticità è data dal fatto che i dipendenti si avvalgono dell’uso dei propri dispositivi personali per accedere ai Sistemi aziendali (come portatili, notebook, ecc), oppure tendono ad utilizzare dispositivi mobili come pennette USB ed altro. In questi comportamenti si rischia di trascurare la sicurezza delle proprie organizzazioni se non si adottano sistemi antivirus/antimalware o particolare accortezze nella navigazione in rete (accesso a siti pericolosi, download, ecc.).

La raccomandazione è quella di coordinarsi quanto più possibile con l’amministratore di sistema o il responsabile informatico aziendale per individuare gli strumenti più funzionali alle diverse attività.

La foto è tratta dalla mostra A scena aperta, esposizione fotografica sul teatro sociale organizzata dal Consorzio Parsifal e dalla cooperativa Altri Colori.

PARTNERSHIP | People T&C e i rapporti con l’Università

People stipula una convenzione con l’Università Niccolò Cusano.

Continua il consolidamento dei rapporti di People Training&Consulting con il mondo dell’Università.

Nei giorni scorsi, People T&C ha sottoscritto una convenzione annuale con l’Università Niccolò Cusano per realizzare attività di formazione e ricerca in collaborazione con la facoltà di Economia.

Responsabile scientifico della convenzione per l’Università è la Dott.ssa Gabriella Arcese con cui People già collaborava dallo scorso anno attraverso un rapporto con l’Università Roma 3.

La convenzione prevede un lavoro congiunto per lavorare su progetti di ricerca di base, di sperimentazione e di testing in aziende per lo studio di modelli di innovazione, in particolare sociale, o per la riprogettazione di modelli di business per nuovi servizi. La Dott.ssa Arcese è docente del corso di Management della Sostenibilità e dell’Innovazione alla facoltà di Economia della Cusano e vanta una pluriennale esperienza in attività di ricerca anche presso aziende private, specialmente nel settore delle scienze merceologiche con riferimento ai macro filoni dell’ “innovazione” e della “sostenibilità”.

La Convenzione con la Niccolò Cusano si aggiunge a quella che People ha rinnovato lo scorso ottobre con l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna per lo svolgimento di tirocini formativi presso People.


La foto è tratta dalla mostra Federico Fellini. Ironico, beffardo e centenario a cura di Simone Casavecchia, a Roma presso la vanvitelliana Biblioteca Angelica fino al 28 febbraio, aperta dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.30.

PROGETTI | CONCILIAMO, i fabbisogni delle nostre cooperative

Vi presentiamo i risultati di un’indagine condotta tra i soci e i dipendenti delle cooperative Altri Colori, Cotrad, Alicenova, Aelle il Punto, Parsifal, sul fabbisogno di servizi per la conciliazione tra vita familiare e lavorativa.

Abbiamo partecipato ad un percorso di progettazione che ci ha appassionato e ve lo vogliamo raccontare.

Il contesto è quello dell’avviso pubblico CONCILIAMO, la misura del Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri volta a sostenere la realizzazione di progetti di welfare aziendale per la conciliazione vita lavorativa-familiare, pubblicato, sospeso, ripubblicato, in un iter amministrativo “tutto suo”, nell’autunno scorso.

A partire dalla manifestazione della volontà di partecipazione di 4 delle nostre cooperative socie, abbiamo dato la nostra disponibilità ad un supporto tecnico nell’attività di progettazione.

Ad essere premiato è il coinvolgimento dei beneficiari del progetto nell’attività di progettazione.

Abbiamo così pensato di strutturare una lettura del fabbisogno dei nostri cooperatori in tema di conciliazione vita lavorativa-familiare, attraverso un questionario online, anonimo, somministrato attraverso la piattaforma Survey Monkey: i potenziali destinatari del questionario erano circa 1.100 lavoratori/lavoratrici. Hanno risposto in 354, pari al 31,86% dei potenziali interessati.

Nella prima domanda, abbiamo chiesto “quanto migliorerebbe la tua condizione di vita se la tua cooperativa introducesse delle forme di flessibilità oraria ed organizzativa”, prevedendo strumenti come la banca del tempo, il telelavoro, spazi di coworking, part time con copertura da parte del datore di lavoro dell’intera quota di contributo, introduzione di permessi o congedi aggiuntivi rispetto alle previsioni di legge: tutte misure annoverabili nella categoria delle forme di flessibilità oraria ed organizzativa.
Il 62,6% dei beneficiari si è detto molto interessato all’introduzione di forme di part time, il 58,7 % all’introduzione di permessi o congedi aggiuntivi, il 53,5% alla banca del tempo, il 44,2% molto interessato allo svolgimento dell’attività lavorativa presso spazi di coworking aziendali debitamente attrezzati fino ad un certo numero di giorni al mese, mentre solo il 42,8% si è detto interessato al telelavoro.

Con la seconda domanda abbiamo chiesto quanto beneficerebbe la propria condizione di vita grazie ad attività formative in grado di accompagnare il reinserimento delle lavoratrici e dei lavoratori dopo un lungo periodo di assenza dal lavoro.
Il 55,9% si è detto molto interessato a corsi di aggiornamento e formazione su temi specifici, mentre il 40% si è focalizzato su iniziative formative come il coaching dedicato o il counseling.

Con la terza domanda abbiamo approfondito quanto migliorerebbe la condizione di vita dei beneficiari se la cooperativa introducesse degli strumenti di welfare aziendale che prevedano servizi e benefici economici per i lavoratori e le lavoratrici.
La gamma dei servizi e dei benefici era quella prevista dall’avviso pubblico. Cosa hanno risposto?
Il principale interesse è stato manifestato per le prestazioni strettamente connesse ai ritmi e alle modalità della prestazione lavorativa. Il 74,8% si è detto molto interessato all’erogazione di buoni benzina o al rimborso di abbonamenti, mentre il 64,2% prediligerebbe l’erogazione di agevolazioni come i ticket restaurant.
A seguire, si evince un interesse dei lavoratori per la salute in generale: il 64% si dice molto interessato all’introduzione di forme aggiuntive di assistenza sanitaria a carico del datore di lavoro, il 63% si dichiara molto interessato all’attivazione di misure come, ad esempio, i programmi di prevenzione, convenzioni con ambulatori medico-pediatrici o con studi dentistici.

Un fabbisogno importante è quello che emerge in tema di contributo all’istruzione dei figli: il 60,7% si dichiara molto interessato a forme di supporto alle famiglie per l’acquisto dei libri di testo, viaggi di istruzione o fruizione di corsi di studi anche universitari.

Subito dopo, per il 59,5%, l’interesse è ai flexible benefit, come acquisto di polizze sanitarie o corsi di lingua; per il 58,4% si prediligono le agevolazioni sull’acquisto di beni di consumo ed alimentari anche attraverso convenzioni con centri commerciali. Tornano nuovamente i fabbisogni legati ai figli: per il 57,8% si manifesta un interesse per misure che agevolino la frequenza di asili nido, centri estivi o doposcuola, mentre il 55,6% opta per contributi per servizi di baby sitting.

Segue la fascia di coloro che si confrontano con la tematica dei carichi familiari: il 52,8% esprime un maggiore interesse per assegni annuali per figli di dipendenti affetti da gravi patologie, famiglie monoreddito e genitori con affidamento esclusivo dei figli; il 51,4% si concentra sui contributi alle rette per la frequenza di centri diurni e di residenze per familiari anziani, disabili e malati gravi.

Tra la gamma di servizi agevolativi previsti per i lavoratori e le lavoratrici, abbiamo anche previsto l’introduzione, all’interno del contesto lavorativo, di strumenti (es. contact center, sportello, portale web, care manager) in grado di offrire un supporto ed orientamento pratico per tutte le problematiche collegate al care giving: il 50,8% dei lavori si è detto molto interessato.
Il principale interesse dei lavoratori è stato rivolto ai contributi per le spese per il trasporto scolastico (48,4% dei beneficiari), per l’acquisto di prodotti per l’infanzia (46,3%).
Da ultimo, abbiamo l’interesse per le azioni di time saving, intese come strumenti volti ad agevolare le incombenze quotidiane (maggiordomo aziendale, meccanico aziendale, lavanderia e stireria aziendale, consegna farmaci, spesa).


La foto è tratta dalla mostra Federico Fellini. Ironico, beffardo e centenario a cura di Simone Casavecchia, a Roma presso la vanvitelliana Biblioteca Angelica fino al 28 febbraio, aperta dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.30.