RICERCA E SVILUPPO | Come cambia il nuovo credito d’imposta

Sui progetti di innovazione pluriennale delle nostre cooperative, si abbatte la scure del governo che ridimensiona il bonus su ricerca e sviluppo. Vediamo come cambia questa misura agevolativa.

“Ci abbiamo lavorato tanto e quando siamo riusciti a stimolare nelle nostre organizzazioni delle capacità di lettura e costruzione di percorsi di ricerca ed innovazione in maniera più sistemica, lo hanno fortemente ridotto.”

È questo il commento a caldo che abbiamo condiviso con diversi cooperatori in questi giorni rispetto al bonus ricerca e sviluppo su cui da un paio di anni stiamo lavorando con alcune delle nostre cooperative e che ha subito un notevole taglio nella legge di bilancio approvata nel dicembre scorso.

Grazie alla collaborazione con il Centro di ricerca CRF, Cooperativa di Ricerca Finalizzata, in questi mesi, abbiamo accompagnato alcune delle nostre cooperative alla consapevolezza dell’esistenza prima, e del corretto utilizzo poi, di questa misura di sostegno alle imprese: il risultato è stato più che positivo con esperienze che ci riserviamo di raccontarvi in un successivo approfondimento.

A dicembre scorso, nel pieno delle attività di programmazione delle attività di ricerca, la scure del governo si è abbattuta su questa misura: il credito per le attività di Ricerca e Sviluppo non viene più calcolato sulla spesa incrementale, ma sul suo valore assoluto; cambiano le aliquote e l’incentivo si estende alle attività legate a innovazione tecnologica e design.

Rimandando ad altri e più competenti approfondimenti rispetto a queste due ultime forme di innovazione, per le attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale dovremo ancora aspettare un successivo decreto del Ministro dello Sviluppo Economico, atteso per i primi giorni di marzo, da cui si potranno evincere i criteri per la corretta applicazione di tali definizioni, tenendo conto dei princìpi generali e dei criteri contenuti nel Manuale di Frascati.

In pratica? Ulteriore incertezza che ci frena… in netta controtendenza rispetto alla velocità dell’innovazione.

Una cosa è però chiara: l’abbattimento delle aliquote per cui il credito d’imposta sarà riconosciuto in misura pari al 12%, nel limite massimo di 3 milioni di euro per periodo d’imposta: un crollo verticale, considerando che finora i contributi andavano dal 25% al 50% della spesa ammissibile. Cambiano le spese ammissibili a seconda della categoria di progetto: ad una serie di spese comuni, infatti, se ne aggiungono di specifiche. Inoltre, le spese di consulenza, le quote di ammortamento di beni strumentali e attrezzature e le spese per materiali saranno limitate applicando un tetto percentuale parametrato su altri costi.

Se ne parla nel dettaglio nei commi dal 198 al 209 della legge di bilancio pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 304 del 30 dicembre 2019 che vi invitiamo a visionare.

Come potrà essere utilizzato il nuovo credito? Esclusivamente in compensazione, ma stavolta in 3 quote annuali di pari importo. L’utilizzo potrà essere fatto a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello di maturazione. Prima, però, le imprese dovranno ottenere la certificazione delle spese e ottemperare ad una specifica comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico. Con apposito decreto direttoriale conosceremo il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio di tale comunicazione.


La foto è tratta dalla mostra Federico Fellini. Ironico, beffardo e centenario a cura di Simone Casavecchia, a Roma presso la vanvitelliana Biblioteca Angelica fino al 28 febbraio, aperta dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.30.

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