IL BILANCIO SOCIALE PER IMPLEMENTARE LA TRASPARENZA NELLE COOPERATIVE SOCIALI

Ai grandi piacciono i numeri…
Se dite agli adulti: «Ho visto una bella casa di mattoni rosa, con gerani alle finestre e colombi sul tetto…», loro non riescono a immaginarsi la casa.
Dovete dire: «Ho visto una casa di centomila franchi».
Allora esclamano subito: «Oh, che bella!»

Antoine de Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe (cap. IV, p. 23)

La responsabilità sociale d’impresa, per le cooperative sociali, non è un approccio strategico o unazione accessoria ma è lessenza stessa dell’attività, finalizzata a produrre valore sociale ed economico. Essere socialmente responsabili significa, infatti, non solo adeguarsi agli obblighi giuridici applicabili ma anche creare un valore aggiunto investendo nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con partner e stakeholder.

Le cooperative sociali sono imprese che nascono sul territorio e per il territorio: vi restano radicate per la vita, valorizzando le potenzialità e le risorse della comunità di riferimento e contrapponendo al dilagante individualismo processi di condivisione e confronto democratico.

Prevedono e promuovono il coinvolgimento, in qualità di soci, di diverse figure: lavoratori, persone in condizione di fragilità sociale e cittadini che desiderano dare il proprio apporto come volontari. Proprio in virtù di questo legame territoriale, esse si caratterizzano per la loro capacità di leggere i bisogni della comunità e di costruire reti locali.

Nel comprendere e restituire il valore sociale che generano, però, il bilancio contabile e la relazione annuale sul carattere mutualistico non bastano: uno dei principi che, pur essendo nel DNA cooperativo, va oggi implementato è quello della trasparenza, soprattutto in questo momento storico in cui le cooperative, dopo le vicende di Mafia Capitale, si trovano ad affrontare un grosso problema reputazionale.

Che cosa significa trasparenza?

Secondo la norma ISO 26000, uno standard internazionale che fornisce delle linee guida sulla Responsabilità Sociale delle Imprese, la trasparenza è uno dei sette principi per diventare un’organizzazione socialmente responsabile: essa si attua comunicando in modo chiaro e accurato le proprie politiche, decisioni e attività, inclusi gli impatti, reali e potenziali, sulla società e sull’ambiente. Ciò può avvenire mediante l’adozione di strumenti che certifichino il profilo etico dell’organizzazione, come il Bilancio sociale.

Anche nella Riforma del Terzo settore (legge n. 106/2016), uno dei principali requisiti che consente alle imprese non profit di fruire delle condizioni di vantaggio è di nuovo la trasparenza, soprattutto in relazione:

  • allo scopo e alla natura dell’attività;
  • al modo in cui le decisioni sono assunte e modificate (compresa la definizione dei ruoli, delle responsabilità tra le diverse funzioni nell’organizzazione);
  • agli standard e ai criteri seguiti per la valutazione delle proprie performances riguardo all’attività solidaristica e di interesse generale;
  • alla fonte delle risorse finanziarie;
  • alle decisioni e alle attività che hanno un impatto sulla società e sull’ambiente, comunicando in modo chiaro, accurato e completo e ad un livello sufficiente e ragionevole di dettaglio, le politiche, le decisioni e le attività.

Tutti questi elementi possono trovare la loro collocazione ideale, come si diceva poc’anzi, nel Bilancio sociale, in cui confluiscono i dati che vanno oltre la rendicontazione economico-finanziaria” dell’ente. «Il Bilancio Sociale è uno strumento straordinario, rappresenta infatti la certificazione di un profilo etico, l’elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento, un momento per enfatizzare il proprio legame con il territorio, un’occasione per affermare il concetto di impresa come buon cittadino, cioè un soggetto economico che perseguendo il proprio interesse prevalente contribuisce a migliorare la qualità della vita dei membri della società in cui è inserito. La missione aziendale e la sua condivisione sono elementi importanti per ottenere il consenso della clientela, del proprio personale, dell’opinione pubblica». (fonte: bilanciosociale.it)

La costruzione di un modello efficace di rendicontazione sociale è tuttavia complessa perché prevede il coinvolgimento di tutta la struttura organizzativa aziendale. Il documento finale rappresenta solo l’ultimo tassello di un ampio processo: a monte ci sono gli interrogativi, e le conseguenti risposte da fornire ai soci e agli interlocutori sociali, su temi cruciali come:

  • la governance della cooperativa;
  • la partecipazione democratica (dimensioni numeriche del coinvolgimento dei soci);
  • le iniziative di formazione professionale ed educative dei soci;
  • il contributo fornito dalla cooperativa all’occupazione e alla creazione di ricchezza;
  • tutti gli elementi della qualità sociale ed etica dell’agire imprenditoriale;
  • la mutualità esterna.

Sulla base di queste domande e risposte si evidenzia la doppia valenza del Bilancio sociale: in primo luogo quella interna, in quanto consente alle imprese di riflettere sulla propria mission e di verificarne la coerenza rispetto alle azioni messe in atto, di sviluppare il senso di appartenenza dei soci migliorando la conoscenza e la comunicazione dell’organizzazione interna, implementando la programmazione e la definizione della qualità, ingenerando processi di rinnovamento organizzativo. La valenza esterna consente invece alle imprese di promuovere la propria capacità di creare capitale sociale, erogando servizi di qualità e perseguendo obiettivi di pubblica utilità, migliorando al contempo la comunicazione con gli stakeholder e l’esterno.

Attenzione però: questo generale processo di empowerment aziendale e di implementazione della trasparenza non è esente da rischi. Come già richiamato prima, la redazione del Bilancio sociale rappresenta un momento molto impegnativo per l’organizzazione che vi si cimenta, in quanto richiede partecipazione a tutti i livelli e può portare confusione e disorientamento, essendo un documento estremamente dinamico, effettivamente non vincolato da norme particolari e anzi risultante dall’applicazione di diverse dottrine di rendicontazione. Si rischia dunque uno sviluppo non omogeneo per tutti gli enti, così come si rischia di sopravvalutarne l’importanza, considerandolo come panacea di tutti i mali riguardanti la percezione dell’immagine esterna dell’organizzazione, dunque facendone un uso pressoché opportunistico.

Attenzione, dunque, a valorizzare la capacità informativa di questo prezioso strumento, nonché quella di consolidare i legami con la comunità di appartenenza dell’organizzazione, arricchendo il know-how e la trasparenza del fondamentale valore aggiunto rappresentato dalla condivisione.

Fonti:

http://www.bilanciosociale.it

http://sportcomlab.edu.unibo.it/wp-content/uploads/2012/03/11POLINI_Erica_ComSociale_Sport2.PDF

https://goo.gl/mUClvY